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"Le tecnologie anti-serra condurranno alla siccità"

E’ uno di quei casi quando il rimedio può peggiorare il male. Secondo la prestigiosa rivista Science, l’utilizzo di geo-ingegnerie per rallentare il riscaldamento globale può aumentare il rischio di siccità nelle aree interessate, quindi producendo comunque uno sconvolgimento climatico. Metodi come specchi giganti o nubi di particelle per riflettere i raggi solari possono rallentare o addirittura invertire in alcune zone la corsa del termometro verso l’alto. Ma prima di utilizzari, ammoniscono Gabriele Hegerl del Grant Institute dell’università di Edimburgo e Susan Solomon del centro dell’Amministrazione nazionale per gli oceani e l’atmosfera nel Colorado, «concentrarsi troppo sui rischi del riscaldamento può portare a sottovalutare l’impatto delle “terapie” per affrontarli».

«La temperatura non è tutto», affermano gli scienziati, ricordando come l’eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine nel 1991 aveva prodotto una nube che insieme alla riduzione drastica del mercurio aveva anche alterato il corso delle precipitazioni, provocando siccità. Mentre le emissioni di gas serra, come dimostrato dalle correlazioni tra il loro aumento e i cambiamenti climatici nel XX secolo, producono un leggero incremento delle precipitazioni.

In altre parole, «migliorare» il clima dal punto di vista delle emissioni nocive e del riscaldamento globale, può significare contemporaneamente «peggiorare» le condizioni ambientali in singole aree. Alterazioni minime sulla carta, che però sul terreno possono risolversi in intere regioni colpite dalla siccità «tra le peggiori della storia», e quindi dalla carestia, dalle malattie e dai conflitti per l’acqua o la sempre più scarsa terra coltivabile. La lotta per l’ambiente, avvertono Hegerl e Solomon, «potrebbe avere i propri vincitori e sconfitti tra le popolazioni del pianeta», alterandone il volto quanto e qualche volta peggio delle minacce ora più temute. E l’«ottimismo» nei confronti delle nuove «facili» geo-tecnologie deve essere moderato in attesa di nuovi studi.


Autore: Anna Zafesova
Fonte: LaStampa.IT
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